l’editore a chi legge

Il “terzo occhio” è una collana di immàgine.

L’immàgine intesa nel suo significato letterale, e cioè: simulacro.

L’immàgine come effìgie o ritratto, quindi, figura molto somigliante e viva.

L’immàgine icona, idolo, apparenza e aspetto, similitùdine e comparazione… ma, soprattutto, rappresentazione del reale nelle parole con figura che lo ravviva e lo feconda.

L’immàgine come particolare visione del reale con una “sembianza”.

Ecco cos’è l’immàgine, tutto ciò che al di là del mèro meccanismo fisico della visione e rappresentazione di un oggetto luminoso o illuminato dalla riflessione o rifrazione dei raggi luminosi che partono da esso tanto da rendercelo reale o virtuale, fa sí che diventi lettura “altro” da noi.

La capacità, e possibilità, di estrarre dal reale un’emozione visiva altrimenti inosservàbile per poterla rivedere in una sorta di caleidoscòpio che ci rimanda sensazioni ed angolazioni di veduta sempre diverse.

Un’ubiquità della visione che ci consente di essere attraversati, penetrare, ed essere in ogni spazio del reale come una spy-cam inserita all’interno del cosmo dell’immàginario.